Sono abituata all’autosservazione – spietata, se si dà il caso – e quindi ospito in questo spazio anche tutte le possibili obiezioni al mio post precedente sui (non) nativi digitali.
Mettiamoci dunque nei panni dell’allievo sedici-diciottenne che si trova a dover sopportare la prof con il pallino del computer e degli esperimenti.
PIERINO/A: Oltre alle pagine da studiare e/o agli esercizi da svolgere, la mia prof mi prega di “andarla a trovare” in piattaforma per risolvere gli eventuali problemi di grammatica. Dopo l’allenamento sportivo (il corso di….; il teatro; il volontariato eccetera), la doccia, la strada per tornare a casa, mi siedo a fare i compiti (per domani… i compiti da fare sono sempre quelli per domani). Non vedo l’ora di finire, perché le materie sono tre (quattro, cinque, con lo spezzatino della riforma Gelmini). Vabbè, la domanda di grammatica gliela faccio domani in classe, alla prof. Anzi: vediamo se gliela fa qualcun altro, così non capisce che non ho capito e non mi rovino la reputazione tanto faticosamente guadagnata! Fra dieci giorni c’è il compito e mi serve assolutamente il sette per riequilibrare il cinque dell’altra volta. Magari il giorno prima un’occhiatina gliela dò, alla piattaforma, giusto per vedere se c’è qualcosa che mi può servire…
Quando noi docenti parliamo di “dialogo educativo” nei nostri bei documenti, ci immaginiamo i più fantastici contenuti: l’occhio vivace di Annetta in primo banco… la domanda che viene dall’ultima fila (l’unica del quadrimestre, ma pazienza!)… la richiesta del rappresentante di classe di spostare la verifica di tre giorni… I nostri studenti invece probabilmente pensano alla domanda che è/non è strategicamente il caso di fare… poi mi dicono che sono un/una leccaculo… mi faccio passare le informazioni da Robertino… ma tu hai capito che pagine bisogna studiare?
I miei obiettivi, anche se sono quelli giusti secondo la mia esperienza, sono “student-centred”? ESISTE qualcosa che sia “student-centred” e che non sia FaceBook?!?
Sono certa di sì, ma allora Pierino/a deve DIMENTICARSI di dover riequilibrare il cinque dell’altra volta con un sette. E io non devo sentirmi in dovere di “produrre” numeretti ogni due o tre settimane per riempire le caselle del mio registro. Perché finché sarò costretta a farlo, lo “spirito di condivisione fra eguali lungo un comune percorso di apprendimento che sia centrato sul discente” assomiglierà più ad una favola New Age che alla didattica per la generazione dei Millennial.