Bollente davvero, come osserva Cristina (Zaccagnini) in questo suo post. Bella la presentazione di Mario Orsi, Cristina. Anche se non è sempre facile o possibile trovare delle attività didattiche che siano il FINE dell’attività stessa e non il mezzo per raggiungere una competenza. Roba cosiddetta “autentica” che ha il sapore del mondo vero, insomma. Arriva pur sempre il momento in cui devi far fare cinque esercizi dello stesso tipo e pazienza se i ragazzi si annoiano! L’apprendimento a volte passa anche attraverso lo sforzo e la noia.
Pare che in qualche maniera quest’estate ci facciamo tutti l’esame di coscienza. E quando non ce lo facciamo, arriva la serendipity – parola che non mi sta simpatica ma che in questo caso è appropriata, perché indica gli accadimenti casuali e fortunati (c’è pure un film sul tema, in questi giorni al cinema).
Insomma vado a farmi una passeggiatina in Bloglines, e giusto prima di cercare una ricetta nei miei blog di cucina preferiti decido di dare un’occhiata a #loptis.
Ecco Costantino che chiede se il suo (nuovo?) blog funziona. Sì, funziona, perché ho cliccato qua e là e…. Ma guarda un po’ cos’ha scritto Marina (Passerini) il 12 maggio (il grande ribloggatore ha colpito ancora…). Valutazione, again! Come mai mi era sfuggito??
Istruttivo anche il thread di commenti sui lavori di gruppo e la loro valutazione, con gli utili consigli di Teresa (Carloni). Ma tornando alla valutazione del tema, che dà qualche grattacapo a molti docenti – compresi noi di lingua straniera. Se quello che chiamiamo “tema” è un esercizio di scrittura creativa, è evidente che si pone il problema di misurare la creatività. Perché appunto la creatività non si presta alla misurazione (però negli Stati Uniti vogliono farlo, e mettere pure la misurazione nel PIL…).
Da qui a decidere che non si può riflettere e dibattere sulla valutazione da dare alla produzione scritta (“tema” non mi piace, è parola ambigua) ce ne corre. Non è certo la posizione di Marina, che anzi parla a cuore aperto di tutte le difficoltà oggettive. Però l’articolo del Corriere della Sera da lei menzionato è proprio il compendio della cattiva coscienza, un manuale di come NON va impostato il problema. Un bell’esempio di tentativo di difesa dell’indifendibile, ovvero del più becero corporativismo, alla faccia dell’ accountability
Tanto per essere chiari.
E sí, la valutazione è proprio una brutta bestia!
Ovviamente l’articolo del Corriere era una provocazione per entrare in argomento….
Invece, tutte le mie difficoltà e i miei dubbi…mi sono rimasti e forse mi rimarranno sempre.
Peró é molto bello questo confronto continuo, diretto e indiretto, saltellando tra i blog: nella scuola in cui insegno da dodici anni, non ho mai parlato cosí tanto di valutazione come in questi mesi con voi tutti!
Credo sia un punto di forza: idee diverse forse, ma sempre messe in discussione, per vedere quanto sono buone. Insomma, idee …da VALUTARE!
🙂
I dubbi in questo campo sono uno stato esistenziale, credo. Insopprimibili.
Reblogged this on Il Blog di Tino Soudaz 2.0 ( un pochino).